Diastasi Post-Parto : quando la pancia non se ne va!

Diastasi Post-Parto : quando la pancia non se ne va!

Il gonfiore addominale che peggiora dopo i pasti, difficoltà digestive e dolori lombari, possono essere i primi campanelli d’allarme di una DIASTASI DEI RETTI ADDOMINALI a distanza di mesi dal parto.

Scopriamo insieme come riconoscerla.

La DIASTASI DEI RETTI ADDOMINALI viene definita come l’allontanamento dei due muscoli retti dell’addome, a causa di un rilasciamento dei tendini della linea alba e un cedimento della fascia che li congiunge longitudinalmente.

I fattori di rischio che predispongono alla DIASTASI DEI RETTI ADDOMINALI sono:

  • Età della gestante superiore a 35 anni
  • Grandi dimensioni e peso del feto
  • Aumento eccessivo del peso in gravidanza
  • Volume del liquido amniotico
  • Gravidanza gemellare
  • Altre gravidanze precedenti.

Altri fattori di rischio possono essere l’obesità e l’attività fisica elevata con eccessivi sforzi addominali.

A distanza di un anno dal parto, è stato osservato che una donna su tre presenta una diastasi dei retti addominali, con importanti ripercussioni sulla qualità di vita della persona che ne soffre, sia in termini di salute fisica che psicologica: anche se la donna ha partorito da più di sei mesi, a prima vista, sembra ancora incinta e questo crea un senso di disagio.

È importante ricordare che durante i nove mesi della gravidanza e soprattutto nell’ultimo trimestre, i muscoli retti dell’addome possono allungarsi fino a 15 centimetri, con conseguente e fisiologico allontanamento dei retti (diastasi), per adattarsi all’accrescimento dell’utero; nell’immediato post parto l’utero involve, i muscoli retti dell’addome tornano alle loro dimensioni, la circonferenza si rimodella.

Quando questo recupero non avviene, cioè quando permane un abnorme gonfiore addominale, è necessario prendere in considerazione una valutazione fisioterapica o medica, per intraprendere il trattamento conservativo e, se necessario, chirurgico.

La diastasi dei retti addominali risulta sintomatica nel 90% dei casi, per cui deve essere considerata non solo come problematica estetica ma soprattutto per il suo impatto sulla funzionalità di altri sistemi. 

I sintomi più frequenti di una diastasi sono:

  • Abnorme gonfiore addominale
  • Formazione di una cresta mediana, la cosiddetta “pinna”, che si forma in corrispondenza della linea alba
  • Eccesso cutaneo nella regione peri-ombelicale e smagliature peri-ombelicali
  • Ombelico estroflesso e possibili insorgenze di ernie a livello addominale
  • Fastidio alla pressione della linea mediana e percezione della pulsazione aortica
  • Dolori alla schiena e instabilità della colonna
  • Atteggiamento posturale in iperlordosi
  • Disfunzioni del pavimento pelvico con incontinenza urinaria o prolasso degli organi pelvici
  • Nausea, difficoltà digestive e respiratorie

La valutazione clinica può essere effettuata dal fisioterapista specializzato mentre la diagnosi viene effettuata dal medico mediante ecografia, oppure tramite risonanza magnetica o TAC.

La parte fondamentale della valutazione fisioterapica terrà in considerazione oltre alla distanza tra i retti, soprattutto la funzionalità della parete addominale, cioè la sua capacità di attivarsi correttamente in base alle attività o ai carichi, la funzionalità respiratoria e del pavimento pelvico, la postura.

Numerosi studi scientifici confermano l’influenza positiva dell’esercizio terapeutico addominale, attraverso il corretto reclutamento del muscolo trasverso dell’addome, una terapia comportamentale per la gestione dei carichi e un corretto reclutamento dei muscoli del pavimento pelvico.

L’obiettivo sarà dunque ottenere un addome non solo piatto e più bello a livello estetico bensì più funzionale per poter gestire al meglio le attività di vita quotidiana, associando un programma di rieducazione posturale e di trattamenti specifici di fisioterapia dermato-funzionale.

 

  • La diastasi addominale è strettamente correlata con instabilità lombo-pelvica Benjamin DR, 2014 Effects of exercise on diastasis of the rectus abdomins muscle in the antenatal and post natal periods: a systematic review.
  • La diastasi dei retti è associata a problemi uro ginecologici in circa il 54% dei casi. Spitznagle TM,Prevalence of diastasis recti abdominis in a urogynecological patient population.

 

Dott.ssa Alessandra Scarano , Fisioterapista 

Spec. nel trattamento delle disfunzioni del pavimento pelvico e riabilitazione dermato-funzionale

 

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Allenamento e Cellulite

Allenamento e Cellulite

Ancora oggi, purtroppo, le donne che si avvicinano all’allenamento in palestra con lo scopo di migliorare o eliminare la cellulite, scelgono un percorso fatto esclusivamente di allenamento mirato agli arti inferiori e sedute estenuanti di esercizio cardio.

Ma è davvero questa la strada giusta per risolvere il problema? Quanto servono realmente le ore infinite passate a correre, a saltare o a fare circuiti intensi senza una adeguata programmazione?

In precedenza abbiamo visto come, un corretto stile di vita dal punto di vista alimentare possa essere efficace per la cellulite. In questo contesto, che ruolo assume l’esercizio fisico?

L’allenamento, se svolto correttamente, può migliorare sia la ritenzione idrica che il malfunzionamento del microcircolo che sono due degli aspetti spesso associati a questa particolare condizione.

Un corpo correttamente idratato mantiene un equilibrio tra liquidi intracellulari, contenuti nelle cellule, e liquidi extracellulari, presenti negli spazi interstiziali tra una cellula e l’altra e nel plasma sanguigno. L’eccesso di adipe è il primo fattore che può alterare l’equilibrio tra fluidi intra ed extra cellulari inducendo uno stato infiammatorio, alterando la struttura e la funzione delle cellule e ostacolando meccanicamente i tessuti circostanti. Il ritorno venoso e linfatico non sono ottimali, i liquidi e le tossine non sono ben smaltiti e tendono a ristagnare negli spazi extracellulari.

Il microcircolo è l’insieme dei piccoli vasi ematici quali capillari, venule, arteriole e metarteriole che forniscono ossigeno, ormoni, sostanze nutritive ai tessuti, rimuovono le sostanze di scarto come le tossine e grazie ai capillari linfatici drenano i liquidi extracellulari. Fattori come la sedentarietà, problemi posturali, obesità, uso di calzature strette e tacchi, stile di vita scorretto, possono compromettere il suo funzionamento causando uno stato infiammatorio ed un ristagno di liquidi negli arti inferiori.

 

Da un lato, l’esercizio fisico può migliorare entrambe le condizioni, dall’altro può aggravarle, se fatto senza un preciso criterio.

 Non bisogna demonizzare l’allenamento con sovraccarichi: allenarsi contro delle resistenze, come i pesi, permette di “costruire” massa muscolare a discapito di quella grassa. Questo è fondamentale per ridurre la ritenzione idrica e la cellulite perché la cellula del muscolo richiama liquidi al suo interno sottraendoli agli spazi extracellulari. Importante sarà il volume di allenamento, dunque quante serie e ripetizioni svolgi, e l’intensità di allenamento, cioè quanti kg usi (intensità assoluta) o quanto carico percepisci (intensità percepita).

 Gli allenamenti metabolici con carichi medio-bassi non sono la strategia più immediata per veder ridurre ritenzione e cellulite perché causano uno stato infiammatorio momentaneo, ma sono un investimento a lungo termine in quanto portano alla creazione di nuovi capillari nel microcircolo e portano ad un aumento della densità dei mitocondri (organuli che stimolano la lipolisi e l’ossidazione dei grassi). È opportuno prediligere attività aerobiche a basso impatto che non generano microtraumi importanti dal contatto ripetuto del piede sul terreno, come accadrebbe invece con una corsa sostenuta.

 

In conclusione, quali sono gli esercizi per eliminare la cellulite? 

Non esistono esercizi esclusivi per la cellulite, ma solo una adeguata programmazione degli allenamenti. Dunque, lasciati alle spalle corsi come spinning, Zumba, non concentrare i tuoi allenamenti solo sull’arto inferiore e non eccedere con attività aerobica prolungata: prediligi pochi allenamenti ma buoni.

 Infine, c’è da dire che la sola attività in palestra, anche se svolta correttamente, non è l’unica strada per combattere la cellulite: percorsi indispensabili sono quello nutrizionale e quello fisioestetico. I tre interventi, tenendo conto dell’unicità della Donna, andranno ad agire cucendo un piano individualizzato in base alla condizione di partenza (come lo Stadio della cellulite e lo stile di vita).

Dott.ssa Francesca Vespasiano

PAGINA FACEBOOK  : Francesca Vespasiano – La Terapia del Movimento

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Cellulite: cominciamone a parlare seriamente!

Cellulite: cominciamone a parlare seriamente!

Arriva la Primavera, e con l’Estate alle porte la voglia di scoprirsi, di aria, di sole, di mare o di montagna, diventa un bisogno incalzante…

Quelle fossette su gambe e glutei, però, sono davvero antipatiche, e allora…giù con creme, rimedi presentati come veri e propri miracoli, diete drastiche last minute ed attività fisica come se non ci fosse un domani!

Ma serve tutto questo?

Cosa, in realtà, porta il corpo a modificare a livello estetico, ed in particolare il corpo femminile?

Ovvero, come nasce la CELLULITE?

E quali sono i veri rimedi?

 

Come possiamo osservare nel disegno sopra, in un tessuto sano si distinguono 2 strati di grasso (tessuto adiposo), quello profondo e quello superficiale (o sottocutaneo),  attraversato da bande di tessuto connettivo che mantengono intatta la struttura della pelle.

Quando c’è la cellulite queste bande si indeboliscono, e se oltre all’indebolimento del tessuto connettivo viene anche accumulato grasso, le colonnine di grasso spingono in superfice determinando la formazione di protrusioni, che per la presenza dei punti di ancoraggio danno il classico aspetto a buccia d’arancia o a materasso.

Ma perché succede tutto questo?

Quella che si verifica è una reazione a cascata che parte dalla produzione ormonale, in particolare estrogenica: la condizione necessaria per il suo instaurarsi, infatti, è proprio la presenza di estrogeni, ed è per questo che la cellulite è una prerogativa quasi esclusivamente femminile!

Azione degli estrogeni, accumulo di tessuto adiposo, alterazione del microcircolo per instaurata  fragilità capillare: si viene così a modificare e ridurre la funzione metabolica e la struttura del tessuto stesso, dando origine al processo degenerativo.

 Alla cellulite c’è una predisposizione differente (bassa, media, alta) in base ai morfotipi corporei, come possiamo osservare nel disegno riportato sotto. Non tutte le donne  sviluppano cellulite con la stessa probabilità, negli stessi punti, e con lo stesso livello di “degenerazione” tissutale.

 

La presenza della cellulite determina alcune modifiche caratteristiche della zona interessata, che riguardano calore, temperatura, aspetto e dolorabilità al tatto per la presenza di infiammazione.

Un tessuto senza cellulite, infatti, presenta un colore uniforme e senza chiazze, una temperatura omogenea e simile al resto del corpo, un aspetto liscio, ed una plicabilità senza dolorabilità.

Il cambiamento di questi parametri, ed il loro grado di degenerazione, determina la divisione della cellulite in vari stadi, come descritto nella scala di Nurnberger-Mulle.

fasi-cellulite-diversamente-benessere

Ogni stadio va trattato in modo differente, e necessita sia di interventi specifici a livello nutrizionale e di integrazione, sia di un’attività fisica mirata, entrambi sicuramente strutturati da un professionista del settore.  La fisioestetica, poi,  ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, portando ad ottimi risultati in termini di rimodellamento corporeo.

Affronteremo più nel dettaglio questi eccezionali strumenti di cura e prevenzione di una delle patologie più diffuse e incresciose del mondo femminile.

Rimanete sintonizzati!

Dott.ssa Simona Piccoli – Biologa Nutrizionista

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