Occhio all’esercizio fisico! Sport e Salute Oculare

Occhio all’esercizio fisico! Sport e Salute Oculare

Negli ultimi anni stanno rapidamente emergendo gli Studi che indagano il potenziale impatto dell’Esercizio Fisico sulle malattie della retina.

 Nell’articolo “ESERCIZIO FISICO E BENESSERE DELLA RETINA”, pubblicato su Restorative Neurology and Neuroscience nel 2019, si esaminano i risultati di studi fatti su umani e su animali, e si discutono i possibili meccanismi alla base. 

 Vediamone alcuni benefici:

 1.sulla fisiologia della retina

 È stato spesso riportato che in condizioni normali, l’esercizio fisico provoca una serie di cambiamenti significativi alla fisiologia oculare, come la riduzione della Pressione Intraoculare (IOP), l’alterazione dell’angolo della camera anteriore e dei parametri del nervo ottico e la dilatazione della pupilla. Inoltre, cambiano anche le attività elettriche della retina e della corteccia visiva dopo l’esercizio.

È degno di nota che il Flusso Sanguigno Oculare (OBF) può essere modulato dall’esercizio. Per esempio, il Flusso Sanguigno Coroidale (CBF) aumenta costantemente durante l’esercizio e diminuisce dopo una durata prolungata.

Il cambiamento dell’OBF è legato alla frequenza cardiaca e si pensa che sia positivo anche per il nutrimento della retina.

 

  1. sull’invecchiamento della retina

 Durante l’invecchiamento, il recupero della funzione retinica nei pazienti con glaucoma è ostacolato, mentre l’esercizio può facilitare questo processo, abbassa la vulnerabilità del nervo ottico invecchiato a stimoli avversivi e tale effetto è rilevante per l’inibizione dell’attivazione di astrociti e macrofagi.

Si suggerisce che l’allenamento con il tapis roulant sia benefico per le retine in quanto diminuisce il danno ossidativo, nei topi. Allo stesso modo, il nuoto è indicato per preservare la funzione visiva, mitigare la perdita di cellule e mantenere il normale livello di Fattore Neurotrofico Cerebrale (BDNF)

  1. sul glaucoma

 Il fattore di rischio dominante del glaucoma è l’ipertensione oculare, che causa direttamente il danno neuronale. La pressione intraoculare (IOP) elevata è in grado non solo di comprimere il nervo ottico, ma anche di bloccare l’apporto di sangue. È stato visto che l’esercizio fisico ha abbassato significativamente sia la IOP transitoria che la IOP di base per un periodo prolungato di tempo, che di conseguenza serve come un potenziale intervento per la protezione delle Cellule Gangliari della Retina (RGC), che tendono a degenerare con questo problema.

 

  1. sulla Malattia Maculare legata all’Età (AMD)

 Una revisione sistematica della letteratura mostra che l’attività fisica ha un effetto protettivo sull’AMD precoce. Sulla base di un’indagine epidemiologica, si osserva una relazione inversa tra l’esercizio vigoroso frequente svolto in passato e l’AMD intermedia nelle femmine.

 

  1. sulla degenerazione retinica indotta dalla luce

 L’allenamento sul tapis roulant protegge significativamente la morfologia e la funzione della retina del topo e influenza l’espressione del gene del Fattore Inibitorio della Leucemia (LIF) dopo la degenerazione retinica indotta dalla luce. Allo stesso modo, migliora la funzione retinica e aumenta il numero di nuclei dei fotorecettori. 

 

  1. sulla Retinite Pigmentosa 

 Uno studio retrospettivo ha riportato che i pazienti con RP hanno una migliore funzione visiva auto-riferita e qualità della vita dopo aver aumentato l’esercizio fisico.

I topi rd10 con una mutazione autosomica recessiva nei bastoncelli mostrano una sostanziale degenerazione dei fotorecettori entro il giorno 18 postnatale, rendendoli un buon modello di RP. È stato riportato che la corsa volontaria può parzialmente preservare la struttura retinica e ritardare la perdita della vista causata dalla morte dei fotorecettori in questo ceppo di topi.

 

Per concludere, come intervento a basso costo, l’esercizio fisico ha non solo effetti preventivi ma anche terapeutici sul mantenimento della salute della retina.

 (EXERCISE AND RETINAL HEALTH , Restorative Neurology and Neuroscience, 2019)

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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Spalla e sport: possibili patologie legate alla attività fisica

Spalla e sport: possibili patologie legate alla attività fisica

Praticare sport è senza dubbio una sana abitudine che fa bene al nostro corpo, ma a volte si può incappare in infortuni più o meno seri, e la spalla è una delle articolazioni più soggette a queste problematiche.

Gli sport che portano ad un maggior rischio di sviluppare condizioni dolorose alla spalla sono gli sport da contatto e gli sport “overhead” cioè che si praticano con movimenti che portano l’arto superiore sopra la testa.

Tra gli sport da contatto segnaliamo: il rugby, il calcio, la pallacanestro, il pugilato, il judo e le arti marziali; tra gli sport overhead ricordiamo: il tennis, la pallavolo, alcuni stili del nuoto, la pallacanestro, la ginnastica artistica, il sollevamento pesi e il bodybuilding, il lancio del peso, il baseball, il lancio del giavellotto.

Tutti gli sport estremi inoltre possono portare a dei sovraccarichi improvvisi alle articolazioni tra cui la spalla, a causa dell’alto rischio di forti impatti con il suolo.

Patologie più frequenti nello sport/fitness

Negli sport da contatto i problemi di instabilità come le lussazioni sono molto frequenti, mentre negli sport overhead le condizioni dolorose interessano fondamentalmente il gruppo muscolare della cuffia dei rotatori (tendiniti, lesioni complete).

Il termine lussazione sta ad indicare la perdita totale del rapporto tra due o più capi articolari; quelle della spalla sono frequenti e quasi sempre anteriormente, cioè la testa omerale fuoriesce davanti, poiché è la zona più vulnerabile poiché protetta solo da tre piccoli legamenti. Già anatomicamente (la superficie articolare della glena è più piccola della testa omerale!) e funzionalmente (grande mobilità vs importante instabilità!), la spalla “nasce” instabile.                   La lussazione della spalla è un infortunio piuttosto frequente, doloroso e riconoscibile:

  • dolore acuto in tutta la regione della spalla;
  • deficit funzionale immediato: è impossibile effettuare movimenti;
  • evidente mal posizione della testa dell’omero, soprattutto nelle lussazioni anteriori la cui fuori uscita dalla normale sede anatomica è evidente.

All’esame palpatorio la testa dell’omero si riconosce come “scivolata” sotto l’ascella (lussazione anteriore) o dietro di essa (lussazione posteriore).

La cuffia dei rotatori è un gruppo di muscoli e relativi tendini responsabile della stabilità e dei movimenti della spalla, in particolare dell’articolazione gleno-omerale.

Il concetto da tenere bene in mente è che attiviamo la cuffia dei rotatori in qualsiasi movimento della spalla, e se questa risultasse danneggiata, infiammata o lesionata avremmo serie difficoltà a sollevare il braccio in una o più direzioni.

In base al fenomeno causativo, le lesioni riguardanti la cuffia dei rotatori sono classificate in:

  • Compressione, di carattere primario o secondario come la sindrome da impingement o sindrome da conflitto subacromiale;
  • Sovraccarico funzionale;
  • Lesione traumatica, che può essere generata da un singolo trauma diretto o indiretto, o da una serie di microtraumi ripetuti nel tempo.

Prevenzione delle patologie di spalla negli sportivi

La prevenzione si basa principalmente sul miglioramento della funzionalità, della propriocezione e della stabilità della spalla. Non si tratta solo di allenare la forza dei muscoli stabilizzatori, ma anche il loro reclutamento nel corso del movimento.

Nei pazienti sportivi si tende a lavorare sul movimento principale che viene eseguito nel corso dell’attività agonistica che può essere la schiacciata per il pallavolista, come il servizio per il tennista, al fine di ottenere una performance che con il minor sforzo porti al massimo dei risultati e al minor rischio possibile di alterare la struttura.

 

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/spalla/la-spalla-nello-sport/

 

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“Periodo Rosso” e allenamento

“Periodo Rosso” e allenamento

” HO LE MESTRUAZIONI, SALTO L’ALLENAMENTO? “

I termini “ciclo mestruale” e “mestruazioni” vengono spesso adoperati come sinonimi, ma in realtà rappresentano due momenti diversi.

Con il termine ciclo mestruale si intende il periodo di tempo che va dal primo giorno di una mestruazione – primo giorno in cui vi è perdita di sangue – al primo giorno della mestruazione successiva (variabile dai 25 ai 35 giorni).

Durante il ciclo mestruale si susseguono quattro diverse fasi.

Del ciclo uterino fa parte la:

1) fase mestruale (dal primo al sesto giorno) = vi è un crollo dei livelli di estrogeni e di progesterone con conseguente sfaldamento della mucosa uterina e sanguinamento.

Del ciclo ovarico fanno parte le fasi:

2) follicolare (dal settimo al tredicesimo giorno) = una volta ricostruito l’endometrio il follicolo dominante che rimane nell’ovaio continua a maturare e l’endometrio si ricostruisce grazie alla secrezione di estrogeni;

3) ovulatoria (quattordicesimo giorno) = il follicolo produce l’ormone luteinizzante (LH) grazie al quale l’ovulo matura e viene trasportato nelle tube di Falloppio;

4) luteale (dal quindicesimo al venticinquesimo giorno) = se l’ovulo non viene fecondato il follicolo si trasforma in corpo luteo, se viene fecondato si impianta nell’utero. L’endometrio si ispessisce.

Dopo quest’ultima fase, vi è una pre-mestruale e successivamente ricomincia la fase mestruale.

Con la parola mestruazioni, invece, si intendono le vere e proprie perdite di sangue della fase mestruale del ciclo; possono durare dai 3 ai 6 giorni circa e possono essere più o meno abbondanti a seconda della persona.

 

PRINCIPALI OSTACOLI

Mal di testa, dolori diffusi, influenza degli ormoni, flusso abbondante – con conseguente abbassamento dell’emoglobina – condizionano la capacità di prestazione e il livello di stanchezza fisica riflettendosi negativamente sulla performance.

In questi casi però l’assenza dell’allenamento può agire, oltre che sull’umore, anche sul raggiungimento dei propri obiettivi; quando invece potrebbe determinare effetti positivi grazie alla produzione delle endorfine che aiutano ad alleviare la sofferenza.

 

COME GESTIRE GLI ALLENAMENTI

È stato visto che il picco di estrogeni (responsabili della riparazione muscolare) della fase follicolare la rende ottimale per allenamenti di forza, ipertrofia e resistenza. Il profilo ormonale nella fase follicolare ha un effetto positivo sulla forza, sulla capacità di metabolizzare i carboidrati e sulla tolleranza al dolore.

L’allenamento in questa fase potrà essere incentrato su sedute di forza con carichi medio alti, recuperi sopra i 2 minuti e l’impiego di esercizi che coinvolgono grandi masse muscolari.

Grazie alla presenza di ormoni anabolizzanti e maggiore sensibilità insulinica è possibile aumentare anche le sedute di allenamento settimanali rispetto ad altre fasi del ciclo.

Durante la fase ovulatoria la secrezione di estrogeno e testosterone è ai livelli massimi.

Il profilo ormonale è il più adatto per testare i massimali di forza o resistenza. Per di più, in questo particolare momento, vi è la massima capacità del sangue di saturare l’emoglobina, necessaria e fondamentale per trasportare l’ossigeno alle cellule. Da prediligere è il lavoro aerobico.

Durante la fase lutea si ha un innalzamento del progesterone a discapito dell’estrogeno, la temperatura corporea sarà più alta del normale (7%) e si avvertirà maggiore fatica durante le attività ad impegno cardiovascolare; per questo sono preferibili attività cardiovascolari a medio – basso impegno (per contrastare anche l’incremento di ritenzione idrica) e bassa intensità negli esercizi con l’utilizzo di pesi.

Un’idea potrebbe essere quella di dedicare queste giornate alla tecnica di esecutiva con carichi bassi.

Durante i giorni di flusso più intenso della fase mestruale, possono essere programmati “giorni di scarico” per consentire un recupero ottimale ed attività come pilates, yoga, camminata veloce e bicicletta.

Ovviamente queste sono indicazioni da cui trarre spunto, ma sappiamo bene che, non essendo macchine, i nostri corpi non funzionano in maniera standardizzata e bisogna quindi tener conto delle caratteristiche individuali.

È bene anche essere a conoscenza di alcuni disturbi conseguenti ad attività fisiche a volte troppo intense che interferiscono con il regolare ciclo fisiologico ed alterano il ciclo mestruale stesso:

polinomenorrea : anticipo di almeno 3 giorni;
oligomenorrea : ritardo mestruale;
amenorrea : ritardo mestruale che si protrae per almeno 3 mesi;
menorragia : mestruazione con carattere di emorragia.

 

Parlare sempre del proprio stato fisico e mentale con il vostro Personal Trainer può essere un buon espediente cosicché possa adeguare l’allenamento a quel particolare momento, che voi siate nel “Periodo Rosso” oppure no

 

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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