Come in tante altre condizioni algiche e disfunzionali che ogni giorno affrontiamo nei nostri centri di fisioterapia, l’esercizio terapeutico dosato e dedicato opportunamente, risulta essere una valida strategia terapeutica per favorire la guarigione dei tessuti e controllarne il dolore.

L’epicondilite e l’epitrocleite sono condizioni estremamente dolorose ed invalidanti che troviamo molto spesso in particolari professioni e mestieri (elettricisti, idraulici, parrucchieri, operai di linea, tecnici di vario genere…ma anche persone che usano molto tastiere e mouse, e poi sportivi come tennisti, golfisti e pallavolisti…).

Nella mia pratica professionale ho trovato molto spesso una correlazione tra una spalla disfunzionale e dolore al gomito, ed in questi casi il focus riabilitativo diventa l’articolazione a monte: anche in questi casi una rieducazione funzionale specifica tramite esercizio terapeutico è la soluzione spesso definitiva e risolutiva.

Terminologia e tendinopatie

L’epicondilite rientra nelle classe delle tendinopatie, ossia in tutte quelle condizioni dolorose al tendine. L’epicondilite oggi è un termine caduto in disuso in ambito scientifico perché suggerisce uno stato pressoché infiammatorio: al contrario la patofisiologia di questo processo è di natura maggiormente degenerativa.

Il termine “tendinopatia degenerativa” è usato per descrivere il processo degenerativo proprio del tendine che avviene con il passare del tempo e che sfocia in una condizione di cronicità (oltre i 3 mesi), con aree focali di disorganizzazione del collagene e di ricrescita neurovascolare.

Al contrario una tendinopatia di tipo reattivo si verifica in una fase più acuta (giorni o settimane) e comunemente in risposta a un’attività a cui si è non abituati o aumentate rapidamente, con un crescita omogenea, non infiammatoria e diffusa della cellularità e della sostanza di base.

Di solito avviene un continuum di cambiamenti del tendine cioè dalla tendinopatia reattiva si potrebbe arrivare a quella degenerativa soprattutto se le cause sottostanti il problema non vengono risolte. 

Esercizi

Cook e Purdam nel loro studio scientifico suggeriscono che la riabilitazione dovrebbe differire tra le fasi della tendinopatia, sebbene gli autori riconoscano che la differenziazione clinica sia difficile. Data l’eterogeneità della presentazione clinica e della patologia dell’epicondilite, è probabile che le modalità e le dosi ottimali di esercizio differiscano tra i pazienti con diversi stadi o livelli di gravità della tendinopatia, così come le individuali esigenze funzionali (sportivi, lavoratori manuali ecc).

In linea generale quindi si può dire che la tendinopatia reattiva richiede carichi ridotti o modificati per dare al tendine il tempo di riprendersi, che si verifica comunemente in risposta a un’attività non abituata o aumentata, e gli esercizi possono essere di natura soprattutto isometrica e poi anche concentrica.

Di sovente i paziente con epicondilite afferrano presentano condizioni cliniche per le quali afferrano gli oggetti con il polso già in una posizione di estensione per evitare una maggiore contrazione dei muscoli tale da recare così meno stress e dolore, limitando di sovente anche la pronazione dell’avambraccio che altre si è causa di dolore, assieme al segno di una importante riduzione di forza nella presa: meno 50% con il polso in estensione e meno 69% in flessione rispetto al contro laterale non affetto da epicondilite.

Per visualizzare gli esercizi corretti punto per punto andare all’articolo completo :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/esercizi-epicondilite/

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