Libera dal mal di testa: la storia di Beatrice

Libera dal mal di testa: la storia di Beatrice

 

Quando viene un attacco di mal di testa (cefalea) si pensa che un comune farmaco da banco e talvolta farmaci specifici possano aiutare ad alleviarlo, ma non è così se sei farmacoresistente.

In questo caso le medicine “comuni” non hanno alcun effetto e l’unica soluzione è sperare che passi presto.

Questo è stato il mio caso fino a quando non ho deciso di provare un’altra soluzione: quella proposta dalla “Clinica del Mal di Testa”. Avevo sentito parlare del dott Lorenzo Rossi, Fisioterapista, che tratta la cefalea attraverso un nuovo percorso terapeutico, ed ho voluto provare, speranzosa, a trovare una soluzione alternativa alla sola speranza.

Abbiamo iniziato il nostro percorso cercando i punti che “accendessero” i miei attacchi. Ho finalmente analizzato tutte le sfaccettature del mio dolore alla testa, ho imparato, sulla guida del fisioterapista, a convivere con gli effetti della cefalea su di me e non ha farmi demolire da loro ad ogni attacco. Una volta avuto un quadro completo, una mappatura dei miei “on”, il dott Rossi ha fatto in modo che si “spegnessero”.

Dopo le prime sedute ho cominciato a riaprire gli occhi, prima sempre socchiusi e con le tempie contratte; sono riuscita a togliere gli occhiali da sole in casa e a non doverli per forza tenere ogni volta che esco fuori, ma solo nelle giornate più intense. Poi sono tornata a dormire per una intera notte e a svegliarmi riposata il mattino seguente e più di tutto, sono riuscita a riprendere in mano la routine quotidiana.

L’efficacia è per me impossibile da negare: finalmente ho più giorni senza mal di testa che con!

Oggi sono passati alcuni mesi da quando ho terminato il primo ciclo di terapie, ho avuto giorni buoni e giorni meno buoni, ma in una scala da 1 a 10 il mio dolore ha superato il 7 meno di 10 volte in più di 2 mesi. Sono passata dal vivere 20 giorni su 30 sotto attacchi forti/violenti ad avere si e no 2 giorni su 30 di attacchi modesti/forti.

Il dott Lorenzo Rossi non mi ha solo trattato in modo da “spegnere” i miei punti critici, ma mi ha insegnato come affrontare un attacco nel modo più giusto per me, mi ha spiegato come funziona e come posso far in modo di prevenire ed eventualmente di “curare” un attacco.

Il percorso terapeutico che ho fatto col dott Rossi si è rivelato, a conti fatti, una cura molto più valida dei farmaci.

Non ho trovato solo un professionista che mi prescrivesse “la cura”, ma ho trovato una persona che mi ha ascoltato, che mi ha spiegato, che mi ha insegnato e che mi ha curato.

Il solo fatto di potermi sfogare, di capire cosa mi succede in quei momenti, il sapere che è possibile intervenire con il suo aiuto a spegnere gli stimolatori quando si riaccendono e che posso comunque monitorarli attraverso degli esercizi specifici per me ha trasformato la speranza che passasse presto ogni attacco, nella speranza che negli anni possano svanire del tutto.

Beatrice Serafini

 

 

 

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Cervicalgia e Diaframma

Cervicalgia e Diaframma

 

La cervicalgia causata dal “blocco diaframmatico” non è un evento raro, tutt’altro!
Una non corretta meccanica respiratoria è una delle cause più frequenti di disturbo cervicale, almeno in soggetti che non hanno subito traumi o incidenti, un sovraccarico fisico o posturale o che non hanno problemi di malocclusione.
Far lavorare correttamente il diaframma permette di non dover utilizzare muscoli respiratori accessori (situati anche a livello cervicale) e di migliorare la mobilità della gabbia toracica.
Si riduce quindi l’utilizzo soprattutto di trapezi, scaleni e sternocleidomastoidei, ottenendo un duplice risultato: da un lato il minor utilizzo favorisce una muscolatura più rilassata e dall’altro si riacquisisce la curva cervicale fisiologica, che in situazione di contrazioni importanti può tendere alla rettilinizzazione.
Per dipiù, poiché l’innervazione diaframmatica è di origine cervicale (nervi frenici C3-C5) si creano dei meccanismi di feedback in entrata e in uscita sul midollo spinale che portano a un aumento progressivo del tono diaframmatico e un aumento della rigidità del tratto cervicale.
Ovviamente il diaframma è inserito in un contesto globale del corpo, per cui è indicato il trattamento diretto con terapia manuale e anche con esercizi respiratori, ma è necessario valutare le eventuali interferenze viscerali e strutturali che possono ridurre la sua funzionalità. Vi sono strette connessioni ad esempio con stomaco, esofago, fegato, angoli colici, in aggiunta a tutte le connessioni muscolari, come ad esempio ileopsoas e quadrato dei lombi.
Molte discipline antiche come lo Yoga, il Pilates ed il Tai Chi si concentrano molto sul lavoro del muscolo diaframma. Un suo riequilibrio, tramite esercizi posturali specifici, permette una risposta diretta ai visceri, un rilassamento del pavimento pelvico, stimoli neurovegetativi e tanti altri vantaggi.

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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Tecarterapia : applicazioni e i suoi benefici

Tecarterapia : applicazioni e i suoi benefici

Se sei entrato almeno una volta in un centro di fisioterapia avrai sentito parlare sicuramente di tecarterapia, anche se non l’hai provata l’avrai sicuramente vista o il paziente prima di te aveva appena terminato l’applicazione.

L’incredibile successo di questo dispositivo lo ha reso in meno di 10 anni dalla sua uscita in commercio, il mezzo fisico fisioterapico:

  • più prescritto dai medici di base, dagli ortopedici e dai fisiatri;
  • più ricercato dai pazienti italiani sui motori di ricerca;
  • più diffuso in italia;
  • più utilizzato dai fisioterapisti!

 

Cos’è la Tecarterapia

Tecarterapia è l’acronimo di Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo, che indica il modo in cui questo dispositivo possa portare uno stimolo biologico ai tessuti.

Ad oggi la grande diffusione della Tecarterapia è sicuramente legata alla sua efficacia terapeutica, che però al momento non è supportata da lavori scientifici importanti.

Il fatto che la Tecarterapia abbia avuto il suo sviluppo in Italia ha molti aspetti positivi ma nello stesso tempo un grande limite legato alla difficoltà di fare ricerca nelle università italiane.

Come funziona

Applicando il principio fisico del condensatore, la Tecarterapia induce all’interno dei tessuti lesi un movimento alterno di attrazione e repulsione (500.000/ 1.000.000 di volte al secondo) delle cariche elettriche degli ioni presenti nei tessuti corporei.
In tal modo la tecarterapia trasferisce energia ai tessuti senza alcuna somministrazione di energia radiante dall’esterno.
Queste “correnti di spostamento” inducono 3 effetti: chimico, meccanico e termico.

Ciò che avviene durante una seduta è che dell’energia viene trasferita ai tessuti mediante due sistemi differenti:

  • Sistema capacitivo 
  • Sistema resistivo

Il fisioterapista può infatti utilizzare la tecarterapia in due modalità differenti per trasferire energia focalizzando l’energia su tessuti differenti in funzione di dove è localizzata la patologia:

  1.  Tecarterapia modalità capacitiva, rilascia più energia nei primi strati sotto l’elettrodo, efficacie sui tessuti molli e superficiali (muscoli, sistema vascolare e linfatico, etc.)
  2. Tecarterapia modalità resistiva, rilascia più energia nei tessuti ad alta impedenza (cioè che lasciano passare minor energia), per questo è utilizzata per applicazioni sui tessuti ossei, cartilaginei, tendinei, aponeurotici.

Nella pratica clinica, infatti, il fisioterapista attua un mix tra capacitivo e resistivo per trattare tutti i tessuti che possono essere implicati nel processo patologico.

Come si realizza un intervento di tecarterapia

L’applicazione di tecarterapia può avvenire in diversi modi:

  • Applicazione base
  • Applicazione integrata con la massoterapia
  • Applicazione integrata con la terapia manuale
  • Applicazione integrata con l’esercizio terapeutico

Nell’applicazione base il fisioterapista, dopo aver collocato la piastra muove l’elettrodo sulla zona da trattare per creare una omogeneità di energia nell’area sofferente. Un’applicazione può durare dai 15/20 minuti per una singola parte del corpo ma può necessitare di tempi maggiori qualora si tratti un’area più estesa come ad esempio l’intera schiena.

Nell’applicazione integrata con la massoterapia il fisioterapista aggiunge all’applicazione base manovre di massoterapia per avere una migliore efficacia in particolare sul tessuto muscolare.

L’applicazione della tecarterapia con la massoterapia consente al fisioterapista di percepire in maniera continua quelle che sono le tensioni muscolari e di agire in maniera più intensa laddove ce ne sia la necessità.

Nell’applicazione integrata con la terapia manuale il fisioterapista utilizza l’elettrodo come fosse l’estensione della sua mano per andare a muovere le articolazioni irrigidite da processi degenerativi o traumatici associando l’effetto terapeutico della tecarterapia con quello specifico del movimento delle articolazioni.

Nell’applicazione integrata con l’esercizio terapeutico il fisioterapista può scegliere piastra e elettrodi adesivi o in alcuni casi utilizzare due manipoli per far si che il paziente possa compiere degli esercizi attivi mentre esegue la seduta terapeutica.

Quest’ultima modalità è estremamente potente in quanto consente di lavorare direttamente sui movimenti che possono essere limitati o dolenti producendo un recupero funzionale più veloce.

Nell’applicazione di un trattamento di Tecarterapia è importante tener presente il ruolo della crema conduttiva (crema ricca di sali, specifica per il trattamento Tecar).

La crema conduttiva per Tecar deve essere spalmata all’inizio del trattamento in modo abbondante sulla piastra di ritorno e essere sempre presente sotto l’elettrodo attivo, quindi aggiunta dal fisioterapista durante il trattamento ogni volta che la cute assorbe quella spalmata precedentemente sulla parte. La crema per Tecarterapia ha un importante ruolo nel trasferimento energetico. Ogni apparecchio per Tecarterapia ha una sua specifica crema conduttiva. 

Benefici

La vibrazione indotta dalla tecarterapia nel tessuto ha diversi effetti a livello biologico e cellulare. E’ possibile infatti riconoscere alla tecarterapia un effetto biostimolante, utile sia nei processi degenerativi che nei processi traumatici, un effetto drenante, utile oltre che nelle patologie estetiche anche in quelle infiammatorie, un incremento della temperatura che può essere utile a rilassare la muscolatura e infine un effetto antidolorifico che è il risultato dei precedenti.

I benefici e i meccanismi fisiologici della Tecarterapia sono molteplici:

  • Miglioramento dell’afflusso arterioso con incremento dell’apporto di sostanze nutritizie ed ossigeno (riduzione delle tensioni muscolari)
  • Miglioramento del deflusso venoso linfatico con più efficiente espulsione di tossine e cataboliti (riduzione dell’infiammazione)
  • Miglioramento dell’equilibrio di membrana di tutte le cellule presenti nell’area trattata Aumento del metabolismo
  • Potenziamento e sinergia con principi attivi che si vogliono veicolare come trattamenti topici

 

Indicazioni Terapeutiche

La tecarterapia può coadiuvare il trattamento di diverse patologie come ad esempio l’artrosi, il mal di schiena, le cervicalgie, le tendiniti e fascite plantare.

Può essere un valido supporto nel trattamento delle contratture muscolari e nel trattamento sintomatico della fibromialgia.
Le fibrosi sono un altro campo di applicazione della tecarterapia. Queste possono verificarsi a seguito di traumi o possono essere primarie come nel caso dell’induratio penis plastica, della sindrome di Dupuytren o nella sindrome di Ledderhose.

In traumatologia trova applicazione nella facilitazione del riassorbimento degli ematomi e nella biostimolazione delle lesioni muscolari.
Va sottolineato che nelle patologie in fase acuta, la tecarterapia può essere applicata vantaggiosamente impostando i parametri in modo da non avere un incremento termico. Quest’ultimo, infatti, si realizza ogni qualvolta il fisioterapista ritiene opportuno impostare parametri di energia da somministrare che superano quelli che il corpo riesce a smaltire. L’incremento termico, che è così utile nel trattamento delle contratture, è controindicato nelle patologie in fase acuta e quindi è la valutazione che il fisioterapista fa prima di eseguire la seduta, a determinare la scelta dell’impostazione dei parametri.

E’ possibile eseguire tecarterapia anche quando sono presenti mezzi di sintesi come ad esempio protesi metalliche.

Durante i trattamenti alla schiena capita spesso che il paziente si rilassi così tanto che si addormenta.
Per questo motivo nella maggior parte dei nostri trattamenti ne facciamo uso, e la integriamo con le tecniche di terapia manuale (mobilizzazioni) o con altre terapie fisiche come laser ad alta potenza, ultrasuoni, onde d’urto o interix.

 

 

 

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

 https://www.fisioterapiaitalia.com/tecnologie/tecarterapia/?fbclid=IwAR0MaELNGbOzskfw9TMZ3gYKyGXSWy1UkXwlluO1vlWblTRxpo1slFGcn5A#blocco583 

 

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Trattamento Caso Clinico di Micaela

Trattamento Caso Clinico di Micaela

Paziente donna Micaela di P. di anni 25, impiegata, scarsa attività fisica.

 

Da circa 5 anni soffre di mal di testa (senza una diagnosi precisa), con frequenza ¾ attacchi al mese, durata 2gg in media;  familiarità positiva (mamma, e due zii).

Riferisce peggioramento nell’ultimo anno. Trattamento esclusivamente farmacologico, spesso abusandone e complicandone la sintomatologia.

 La paziente riferisce di essere sensibile agli odori, alla luce, alla confusione; spesso nausea, vomito e sindrome vertiginosa, situazioni estremamente condizionanti e limitanti la sua vita sociale.

Alla valutazione iniziale appaiono limitati alcuni movimenti fisiologici come le rotazioni e l’estensione cervicale; vari muscoli del collo e della zona cervico-dorsale sono molto contratti e soprattutto alla palpazione ed al trattamento riproducono chiaramente I sintomi dolorosi, “accendendo” le aree specifiche del suo mal di testa (unilaterale a destra da esordio posteriore sulla cervicale). A livello articolare il tratto cervicale C2/C4, alla mobilizzazione si mostra rigida e causativa del dolore noto.

 Caratteristiche fenotipiche riscontrate: cefalea cervicale miofasciale con tratti anche di tipo cervicogenica.

 Alla paziente sono stati spiegati I meccanismi e la biologia del dolore secondo le recenti evidenze scientifiche, il comportamento della soglia di percezione e modulazione del dolore rispetto alle modificazione dei tessuti (pelle, muscoli ed ossa cervicali), che si andavano a trattare.

Sono state usate tecniche miofasciali di manipolazione dei tessuti molli (muscoli e fasce), e tecniche articolari sulle articolazioni intervetebrali cervicali e dorsali alte con varie intensità, rispettando la soglia di caricabiltà dei tessuti stessi.

 Sono state usate anche tecniche di rilassamento e di mindfullness. Parallelamente la paziente ha ripreso anche attività aerobica secondo dei parametri precisi di allenamento, così come ha seguito degli esercizi domiciliari specifici per il tratto cervico-dorsale.

Nelle ultime due sedute in studio sono stati eseguiti esercizi visuo-spaziali per il controllo fine della muscolatura flessoria ed estensioria cervicale.

 Il percorso terapeutico è stato svolto in cinque sedute: sono previste delle rivalutazioni a 4 mesi, mentre la paziente continuerà con gli esercizi e l’attività aerobica.

Il successo e la soddisfazione del trattamento stesso lo dichiarerà lei stessa!

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Cervicalgia: cura e rimedi!

Cervicalgia: cura e rimedi!

 

Il dolore al collo (insieme al mal di schiena) è uno dei malesseri più diffusi nel mondo occidentale.

Circa il 50% della popolazione, infatti, ha sofferto di dolori cervicali almeno una volta nella vita e risulta che subito dopo la lombalgia, la depressione e i dolori articolari sia una delle patologie che abbiano creato più malesseri e che causino più anni di invalidità.

Le cause

La cervicalgia è, generalmente, un dolore localizzato in corrispondenza del collo e che, spesso, si irradia verso le braccia e le spalle.

Le cause possono essere molteplici e variegate:

  • Come conseguenza della deformazione e/o alterazione delle superfici cartilaginee intervertebrali determinate dall’artrosi e dall’infiammazione. In questo caso, può coinvolgere in maniera variabile la muscolatura, i legamenti del collo, delle spalle e i nervi cervicali che innervano le strutture sensitive e muscolari;
  • Come conseguenza di una semplice contrattura muscolare non legata a fenomeni degenerativi (quindi totalmente reversibili);
  • Cattiva postura, legata alle nostre cattive abitudini di restare a lungo sul cellulare o sul PC;
  • Come il risultato di poca attività fisica e una vita principalmente sedentaria;
  • Come conseguenza di un eventuale colpo di freddo;
  • Il risultato di posizioni assunte erroneamente durante il sonno e/o cuscini non adatti;
  • Il risultato di difetti e/o malocclusioni dentali, ovvero rapporti anomali tra i denti della mascella e quelli della mandibola;
  • Situazioni di stress eccessivo;
  • Nei casi più gravi può essere causata dalla lesione di muscoli e articolazioni del collo causati da fattori traumatici e/o sforzi eccessivi.

Cervicalgia acuta

La cervicalgia acuta è la forma più comune di dolore al collo ed è causata, spesso, da una brusca estensione dei muscoli del collo come nel cosiddetto “colpo di frusta”.

Il forte dolore al collo insieme al mal di testa e vertigini sono i tre sintomi nonché l’identikit perfetto dei tre malesseri che caratterizzano la cervicalgia acuta insieme alla nausea, alla perdita di equilibrio e ai problemi di udito.

Un buon e tempestivo trattamento ne riduce l’intensità del dolore e restituisce al collo l’abituale capacità di movimento, senza causare l’insorgenza di disturbi peggiori.

Cervicalgia miotensiva

La cervicalgia miotensiva detta anche cervicalgia da stress è una delle più frequenti cause di dolore cervicale causata, appunto, da stress psico-emotivo e da stress posturale.

Una tensione muscolare eccessivamente prolungata, infatti, può essere causa di infiammazione del tessuto muscolare, una situazione di per sé molto dolorosa.

Simile ai sintomi della cervicalgia classica, il disturbo miotensivo può essere determinato inoltre da:

  • Dolore oppressivo descritto come “un peso eccessivo sulle spalle”;
  • Dolori nell’area posteriore e laterale del cuoio capelluto fino a sfociare in vere cefalee.

Esercizi e prevenzione

Esistono diversi esercizi (sempre da verificare col fisioterapista) per allentare le tensioni cervicali o per migliorarne la mobilità e la funzionalità (alcuni esempi):

  1. In posizione eretta, inclinate lentamente il capo a destra e a sinistra.Ad ogni espirazione, sentite i muscoli allungarsi e raccogliete energia nel momento dell’inspirazione, alzando in maniera alternata le braccia. Spingete, poi, entrambi gli arti indietro.
  2. Con le mani dietro la nuca, spingi in avanti e verso il bassola testa, focalizzando l’attenzione sulla sensazione di tensione. Poi, con una mano sul capo cerca di esercitare una trazione laterale verso destra e sinistra, mantenendo ben ferme le spalle.

Per prevenire la cervicalgia risulta molto utile:

  • Evitare di tenere posture sbagliate per un tempo prolungato. I muscoli si adattano alla posizione assunta: assumendo una posizione sbagliata, il muscolo tende ad accorciarsi e, attraverso la contrazione, ha un ridotto apporto di sangue e ossigeno che causano dolore, sensazione di bruciore e rigidità (i sintomi tipici della cervicalgia);
  •  Imparare a rilassarsi è indispensabile per “sopravvivere” a questo disturbo, portando innumerevoli benefici;
  • La fisioterapia è sicuramente una ottima soluzione di cura e/o di prevenzione.

E’ importante ricordare di evitare le soluzioni fai da te e farsi consigliare dal proprio fisioterapista di fiducia, che saprà consigliarvi al meglio.

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/cervicale-cura-e-rimedi-per-la-cervicalgia/

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