Sindrome del Piriforme: cause e cura

Sindrome del Piriforme: cause e cura

La sindrome del piriforme è un insieme di segni e sintomi che interessano il muscolo piriforme e il nervo sciatico, nel suo punto di passaggio al di sotto di questo muscolo. Viene definita come sindrome mista poiché si possono generare sintomi sia di natura muscolare che neuropatica, da comprensione del nervo sciatico.

La sindrome del piriforme è più diffusa di quanto si pensa, in quanto spesso viene confusa con la lombosciatalgia, problematica ben diversa.

Quello che accade è che il muscolo piriforme, situato nella regione dei glutei, ha spasmi e provoca dolore ai glutei. Durante questi spasmi il muscolo piriforme può anche irritare il vicino nervo sciatico e causare dolore, intorpidimento e formicolio lungo la parte posteriore della gamba e nel piede (simile al dolore da lombosciatalgia). Proprio per questo “problema” viene chiamata “falsa sciatica”. La grande differenza, anche abbastanza intuitiva, sta nel fatto che la sindrome del piriforme non ha correlazioni con il tratto lombare.   

Generalmente non vi è alcun danno irreversibile, ma questo dipende anche da come il problema viene gestito dal paziente, poiché se si ignora il problema per troppo tempo si possono creare dei danni anche irreversibili.

 

Sintomi piriforme infiammato

I sintomi principali della sindrome del piriforme sono:

  • Dolore locale nella regione glutea: spesso avvertito come dolore “profondo” che tende a irradiarsi nella parte posteriore dell’arto inferiore, nei casi più gravi arriva fino al piede;
  • Formicolio: sia locale che irradiato;
  • Bruciore: sia locale che irradiato;
  • Aumento del dolore dopo una seduta prolungata;
  • Ridotto range di movimento dell’articolazione dell’anca.

Questi sintomi vengono evocati durante movimenti di rotazione dell’anca e posture statiche come mantenere le gambe accavallate.

 

Cause sindrome del piriforme

I dati statistici affermano che la sindrome del piriforme colpisce maggiormente il sesso femminile con un rapporto di 6:1 rispetto a quello maschile. 

Questo rapporto può essere spiegato dalla differente forma del bacino femminile che risulta più ampia rendendo più “lunga” la leva di lavoro del piriforme predisponendo per un suo sovraccarico.

Tra le più probabili cause e fattori di rischio si ritrovano: 

  • Trauma nella regione glutea (50% dei casi), come cadute che causano infiammazione dei tessuti molli, spasmi muscolari e conseguente compressione del nervo sciatico;
  • Trigger point miofasciali che spesso sono causati da traumi diretti, lesioni post-chirurgiche, patologie lombari e sacroiliache o da un uso eccessivo che lo possono portare al sovraccarico.
  • Movimenti improvvisi e violenti, postura mantenuta e ripetuta nel tempo che possa generare traumi al piriforme.
  • Interventi chirurgici, in regione addominale o al bacino, che possano generare aderenze connettivali in prossimità del piriforme.
  • Microtraumi ripetuti da un uso eccessivo del piriforme, come può accadere in lunghe camminate, corse su lunghe distanze o mediante compressione diretta. Un esempio di compressione diretta è noto come “neurite da portafoglio”, trauma ripetitivo causato dalla seduta prolungata su superfici dure
  • Disfunzioni posturali e di movimento dell’anca o del bacino che possano sovraccaricare il piriforme;  

 

Rimedi piriforme infiammato

La sindrome del piriforme spesso non ha bisogno di alcun trattamento. Riposare ed evitare le attività che scatenano i sintomi sono di solito i primi approcci da adottare.

Alcuni pazienti trovano sollievo alternando ghiaccio e calore sui glutei o sulle gambe, avvolgendo un impacco di ghiaccio in un asciugamano sottile in modo che non tocchi direttamente la pelle. Mantieni il ghiaccio per 15-20 minuti. Quindi utilizza un termoforo su un’impostazione bassa per circa lo stesso tempo. Provalo ogni poche ore per alleviare il dolore.

Anche gli antidolorifici da banco, come l’ibuprofene o il naprossene, possono aiutarti a sentirti meglio. Consulta sempre un medico.

Il dolore e l’intorpidimento associati alla sindrome del piriforme possono scomparire senza ulteriori trattamenti. In caso contrario, potresti trarre beneficio dalla fisioterapia. Imparerai vari allungamenti ed esercizi per migliorare la forza e la flessibilità del piriforme.

 

Fisioterapia per la sindrome del piriforme

La fisioterapia può intervenire nel trattamento della sindrome del piriforme grazie a:

  • Educazione del paziente
  • Terapia manuale
  • Terapia fisica
  • Esercizio terapeutico

Questi elementi vengono integrati in un piano terapeutico efficace per far si che il problema venga risolto sia nel breve che nel lungo periodo prevenendo così le possibili recidive.

La compressione ischemica è tra le tecniche manuali più utilizzate per trattare la contrattura del muscolo piriforme. Oltre a questa seguono numerosissime tecniche di trattamento del tessuto mio fasciale e tessuti molli.

Per attenuare il dolore è molto utile esporre la zona interessata a fonti di calore come la borsa dell’acqua calda che aiutano il muscolo a rilassarsi.

Gli esercizi sono importanti in quanto possono essere insegnati al paziente dal proprio fisioterapista ed eseguiti comodamente al domicilio come completamento del lavoro eseguito in studio. Per allviare il dolore può risultare utile allungare il muscolo piriforme nel seguente modo:

  1. Sdraiati in posizione supina su un tappetino piegando le ginocchia e appoggiando bene i piedi a terra. 
  2. Ora solleva una gamba e porta il piede sul ginocchio controlaterale. 
  3. Solleva da terra il piede della gamba che ancora poggiava sul tappetino, e mantieni la posizione per circa 10 secondi. 

In questo modo l’allungamento del muscolo può diminuire la sintomatologia dolorosa.

Un secondo esercizio che puoi effettuare è:

sederti su una sedia e portare il piede del lato interessato dal dolore sul ginocchio controlaterale, esercitando una piccola pressione sul ginocchio della gamba piegata in modo tale da aumentare l’allungamento del muscolo. Cerca di mantenere la posizione per 20 secondi.

Questi sono dei piccoli e utili consigli che puoi sfruttare nel caso in cui tu soffra di sindrome del piriforme. L’importante però è rivolgerti a un professionista che possa scegliere il piano terapeutico migliore per il tuo caso specifico.

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/patologie/anca/sindrome-del-piriforme/ 

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Fibromialgia: cos’è e come trattarla

Fibromialgia: cos’è e come trattarla

La fibromialgia, o sindrome fibromialgica, è considerata una malattia reumatica caratterizzata da dolore muscoloscheletrico cronico diffuso, affaticamento, disfunzione cognitiva, disturbi del sonno, umore basso, ansia e depressione.

Spesso a questi segni si sommano altri sintomi che impattano sulla qualità della vita dei pazienti. La stima delle percentuali della sindrome è compresa tra il 2% e il 4% nella popolazione mondiale. Vi è una forte predominanza femminile e si riscontrano percentuali più elevate tra le persone obese e i pazienti con malattie reumatiche autoimmuni; una percentuale significativa di pazienti continua a soffrire di sintomi cronici, nonostante la disponibilità di terapie raccomandate, e mostra una compromissione della qualità della vita.

Troppo spesso incontro persone che esordiscono con… “sono un/a fibromialgico/a”, soffrendo una etichetta che il mondo medicale ha rifilato senza magari una corretta diagnosi, con conseguenze devastanti a causa di una prognosi senza soluzioni!

Tipologia di paziente

La fibromialgia è diffusa prevalentemente nel sesso femminile tra i 30-50. Si stima che la prevalenza della depressione nei pazienti con fibromialgia varia dal 41 all’89%, mentre i disturbi d’ansia vanno dal 41 al 77%. Anche sintomi come affaticamento, disturbi del sonno e difficoltà di concentrazione sono comuni in oltre il 70% dei pazienti.

La varietà e la complessità dei sintomi porta spesso a una diminuzione della partecipazione del paziente nelle attività della vita quotidiana, a una diminuzione della produttività lavorativa e della qualità della vita in generale. I pazienti mostrano conseguentemente a questi fattori una bassa aderenza alla terapia!

Patofisiologia

Sebbene l’origine della fibromialgia sia ancora sconosciuta, ci sono alcune ipotesi sullo sviluppo della riduzione della soglia del dolore. Fattori fisiopatologici tra cui l’alterazione del sistema nervoso centrale, periferico ed autonomo, la fisiologia muscolare ed immunitaria, fattori ormonali, fattori neuroendocrini, marcatori infiammatori, influenze genetiche ed influenze psicosociali producono infatti un’alterata elaborazione e gestione del dolore. Inoltre, le modificazioni dell’umore dei pazienti correlate a fibromialgia (depressione e ansia) potrebbero essere espressione di processi infiammatori a causa del rilascio di citochine nell’organismo prodotto da questi processi. Pertanto, l’ipotesi patofisiologia più accettata riconduce alla sensibilizzazione centrale (di cui ne parlo e ne educo i pazienti).

La diagnosi si basa sui criteri clinici descritti dall’American College of Rheumatology.

Storia di dolore diffuso presente da almeno 3 mesi

Dolore in 11 dei 18 siti di tender point alla palpazione: occipite bilateralmente; cervicale bilateralmente; muscolo trapezio bilateralmente; muscolo sovraspinato bilateralmente: sopra la spina della scapola vicino al bordo mediale; seconda costa bilateralmente; gomiti; glutei bilateralmente; grande trocantere bilateralmente; ginocchio bilateralmente.

 

 

Trattamento

Le attuali linee guida per la gestione dei pazienti con fibromialgia raccomandano sia farmaci che approcci non farmacologici per migliorare i sintomi correlati al dolore. Da raccomandare il movimento regolare e una sana alimentazione che sono imprescindibili per una buona qualità della vita.

Gli interventi non farmacologici sono consigliati come trattamenti di prima scelta. Le linee guida cliniche includono tra le terapie conservative non farmacologiche, l’esercizio terapeutico, la terapia manuale, l’educazione del paziente, e altri approcci alternativi (meditazione, ipnosi, ecc).

Una forte evidenza scientifica è data dall’esercizio terapeutico per quanto riguarda l’intensità del dolore, la disabilità e la funzionalità sul breve termine.

L’esercizio contro resistenza migliora la salute mentale dei pazienti con fibromialgia, riducendo significativamente depressione e ansia e migliorando il sonno, sul quale impatta positivamente anche l’esercizio aerobico. In particolare, secondo la European League Against Rheumatism (EULAR), l’esercizio fisico è l’unico intervento a ricevere un forte grado di raccomandazione, con particolare attenzione agli esercizi aerobici e all’allenamento contro resistenza.

Per quanto riguarda l’utilizzo delle terapie manuali passive vi è evidenza sulla diminuzione intensità del dolore e sulla qualità del sonno a breve termine.

Prove di efficacia suggeriscono anche che l’educazione al paziente, attraverso la ACT therapy (la terapia dell’accettazione e dell’impegno), riduce la disabilità e la depressione a breve e medio termine; mentre gli interventi basati sulla autoconsapevolezza (MBI), come la cognitivo-comportamentale (CBT) è più efficace sul dolore, mentre l’utilizzo della mindfulness è migliore sulla fatica e la depressione.

In generale è possibile concludere che gli interventi non farmacologici per la fibromialgia dovrebbero essere scelti ed individualizzati in base al sintomo predominante, con l’obiettivo di rendere al paziente la migliore qualità di vita auspicabile.

 

Prognosi

Sebbene siano state studiate diverse alternative di trattamento, ad oggi non esiste una cura definitiva per la fibromialgia. Tuttavia, nonostante non sia possibile definire una vera e propria prognosi, va considerato che l’obiettivo della gestione della fibromialgia è quello di alleviare i sintomi, migliorare lo stato di salute dei pazienti e ripristinare la loro motricità e la loro qualità della vita. In questo senso, esiste la solida possibilità di fronteggiare la malattia efficacemente grazie ad un ricco panorama di interventi.

In conclusione, quindi, la persona che soffre di fibromialgia, non è destinata a soffrire per sempre, ma ci sono soluzioni efficaci da consigliare e, soprattutto, da sperimentare.

Dott Lorenzo Rossi, responsabile di DiversaMente Fisioterapia

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Spina Calcaneare : cause e cure

Spina Calcaneare : cause e cure

Una spina calcaneare o sperone calcaneare è una calcificazione ossea dell’osso del tallone del piede che si estende in direzione dell’arco plantare. Questa formazione benigna solitamente si presenta nella parte anteriore ed inferiore del tallone e può arrivare fino ad 1 cm e mezzo di lunghezza: tuttavia, è una formazione mai visibile ad occhio nudo. La spina calcaneare ha una caratteristica ambigua: infatti, è una condizione che può rivelarsi asintomatica, quindi rimarrebbe sconosciuta in quanto non richiederebbe un approfondimento clinico, mentre quando è presente il dolore al tallone, non sempre questo è causato dalla presenza della spina calcaneare stessa. Per questo motivo, è bene affidarsi ad una figura sanitaria specializzata per evitare di eseguire esami diagnostici e terapie poco utili ed inefficaci per l’inquadramento e la risoluzione del problema.

Questa condizione è spesso associata a fascite plantare, una dolorosa infiammazione della banda fibrosa del tessuto connettivo (fascia plantare) che corre lungo la parte inferiore del piede, ovvero la pianta del piede, e collega l’osso del tallone alla dita del piede

 

Perchè viene la spina calcaneare

Gli speroni calcaneari sono causati direttamente da tensioni delle strutture muscolari e legamentose che si protraggono nel tempo. Alla fine, questa tensione eccessiva sollecita l’osso del tallone (calcagno) causando la formazione benigna ossea della spina. Questo quadro clinico è spesso associato ad alterazioni della postura o disfunzioni del movimento.

Infatti, la spina calcaneare si sviluppa nel tempo ed è figlia di un processo di infiammazione cronico: non compare improvvisamente dopo un allenamento o un evento sportivo od un trauma, ma tende a verificarsi, solitamente, quando si ignorano i primi sintomi come il dolore al tallone o alla pianta del piede. 

Lo stress ripetitivo dovuto al camminare, correre o saltare su superfici dure è una causa comune dell’insorgenza dei sintomi: le calzature che indossiamo quotidianamente possono influenzare lo sviluppo di questa patologia, soprattutto quelle che non supportano adeguatamente il piede come i tacchi alti.

La spina calcaneare può anche essere causata da:

  • artrite
  • traumi al tallone
  • eccesso di peso corporeo che provoca uno stress sul piede
  • scarpe scarsamente aderenti e scomode
  • problemi di deambulazione
  • alterazioni posturali e del movimento

Molto spesso le persone che hanno gli speroni calcaneari presentano anche fascite plantare: questa condizione dolorosa interessa il tessuto duro e fibroso che collega la base del tallone alle dita dei piedi. È una delle principipali patologie che affliggono il piede e la caviglia. Soffrire di fascite plantare aumenta esponenzialmente il rischio di sviluppare eventuali spine calcaneari.

 

Come prevenire la spina calcaneare

Prevenire la formazione di spina calcaneare richiede una maggiore attenzione alla salute generale del piede: bisogna fare attenzione agli stress a cui esponiamo quotidianamente i nostri piedi e le strutture ad essi collegate.

Come regola generale non bisogna mai prendere sotto gamba e sottovalutare quando insorge il dolore che si sviluppa al tallone. La così detta tallonite è un sintomo che può essere causato da una spina calcaneare. Il dolore ai talloni può però essere riconducibile anche ad altre patologie del piede come la fascite plantare. Continuare a camminare, fare attività fisica o indossare scarpe che causano instabilità e sovraccarichi al piede, scatenano a volte il dolore al tallone e può portare alla formazione, a lungo termine, di speroni calcaneari.

 

Quali sono i sintomi?

I sintomi di una spina calcaneare possono includere:

  • dolore al tallone
  • infiammazione
  • gonfiore nella parte anteriore del tallone
  • aumentata sensibilità sul tallone

L’area interessata può essere percepita calda e dolente al tatto, con sintomi che possono anche diffondersi su tutto l’arco del piede: solo in rari casi è possibile percepire al tatto una piccola sporgenza ossea. Alcuni speroni calcaneari, o spine calcaneari, potrebbero non provocare alcun tipo di fastidio ed alcun tipo di cambiamento nei tessuti molli o nelle ossa che circondano il tallone: per questo motivo, la loro presenza è rilevabile e visibile solo attraverso un approfondimento diagnostico, come i raggi X e le ecografie o risonanza magnetica.

 

A chi rivolgersi?

L’ortopedico e il fisioterapista sono i candidati ideali per il trattamento conservativo che nella maggior parte dei casi risolve efficacemente questa condizione.

Nel caso queste figure non riuscissero a risolvere il dolore attraverso un percorso conservativo, è il chirurgo ortopedico che si occupa di un’eventuale operazione per la rimozione dello sperone.

 

Trattamenti conservativi

Se hai dolore al tallone che persiste per più di un mese, è importante consultare un fisioterapista esperto che potrà raccomandare trattamenti conservativi come:

  • Esercizi di stretching
  • Utilizzo di scarpe idonee
  • Onde d’urto
  • Taping per far scaricare muscoli e tendini stressati
  • Inserti per scarpe o dispositivi ortopedici
  • Terapia Manuale
  • Rieducazione Posturale

Il dolore al tallone inoltre può rispondere al trattamento con farmaci da banco come acetaminofene, ibuprofene o naprossene. In molti casi, un tutore funzionale può correggere gli squilibri biomeccanici che causano il dolore al tallone e all’arco plantare: inoltre, in rarissimi casi, anche se sarebbe meglio evitare, l’iniezione di un corticosteroide potrebbe alleviare l’infiammazione nell’area interessata.

 

 

 

 

 Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/spina-calcaneare-che-cos-quali-sono-i-trattamenti-giusti/ 

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Mal di schiena e postura

Mal di schiena e postura

Sapevi che una postura può contribuire all’insorgere del mal di schiena? Le nostre attività quotidiane svolgono un ruolo chiave nella salute della nostra colonna vertebrale.

Sfortunatamente, questi tempi moderni non stanno facendo nulla per aiutare la nostra postura. Le ore trascorse alla scrivania, il tempo libero con la testa sepolta negli schermi e uno stile di vita inattivo possono compromettere la nostra salute e causare mal di schiena cronico.

 

Postura corretta

La postura è il delicato equilibrio che le nostre ossa, i nostri muscoli e i nostri tessuti dovrebbero mantenere mentre ci alziamo, ci sediamo, ci muoviamo o ci sdraiamo. Una buona postura consente al corpo di rimanere allineato e previene l’affaticamento muscolare delle articolazioni.

In alcuni casi, le condizioni patologiche della colonna vertebrale sono causate da malattie o fattori genetici. Altre volte, la colpa è da imputare ad anni di cattiva postura e scelte di vita malsane.

 

Postura scorretta

Di seguito troverai una breve guida su quali posture scorrette andrebbero evitate.

Postura da seduti

Uno dei più grandi errori che le persone commettono mentre sono seduti è quello di piegarsi, sia in avanti che all’indietro, aumentando la tensione sui muscoli, che può portare a mal di schiena.

Se svolgi un lavoro d’ufficio, o possiedi una sedia su cui ami rilassarti mentre guardi la televisione, assicurati che la sedia sia dell’altezza giusta. Assicurati che i piedi non penzolino e che i fianchi e le ginocchia poggino con un angolo di 90 gradi. Questa posizione riduce la flessione in avanti della colonna vertebrale, che potrebbe, altrimenti, contribuire all’uscita di un’ernia o alla degenerazione del disco.

Se lavori molto al computer, assicurati che il monitor sia posizionato all’altezza degli occhi. Se il monitor è troppo alto, il collo si estende verso l’alto, causando compressione sulle articolazioni cervicali e affaticamento muscolare. Al contrario, guardare un monitor troppo basso favorisce una posizione inclinata che può influire sul resto della colonna vertebrale.

Postura stando in piedi e camminando

Anche mantenere una buona postura in posizione eretta è importante. Molto spesso il modo in cui ci alziamo e camminiamo può causare affaticamento muscolare e compressione spinale.

Ad esempio può capitare che alcune persone mettano più peso su una gamba. Questo può causare affaticamento muscolare nella parte bassa della schiena e nei glutei e può anche portare a condizioni come l’inclinazione pelvica anteriore.

Quando sei in piedi, assicurati di sostenere il peso del corpo con le punte dei piedi e con le ginocchia leggermente piegate. Inoltre, le spalle dovrebbero essere tirate all’indietro e lo stomaco in dentro. Mentre cammini, guarda dritto davanti a te per evitare di incurvare le spalle. Quando cammini, fai uno sforzo e cerca di atterrare sul tallone, quindi sposta il peso delicatamente in avanti per spingere sulla parte anteriore del piede.

Anche il tipo di scarpe che utilizzi potrebbe causare mal di schiena cronico. I tacchi alti, ad esempio, sebbene consentano di stare più in alto, aumentano lo stress e l’affaticamento muscolare di schiena, fianchi, polpacci e ginocchia. I tacchi alti possono appiattire la parte bassa della colonna vertebrale e causare uno spostamento del collo e della colonna vertebrale toracica. Alcune donne, a causa degli squilibri muscolari e della pressione spinale, possono persino sviluppare condizioni come la spondilolistesi.

Scegli scarpe comode e funzionali, soprattutto se sei in piedi per la maggior parte della giornata. Puoi anche trovare scarpe o inserti speciali che fungono da ammortizzatori per proteggere gambe, fianchi e colonna vertebrale.

Postura da sdraiati

Anche ciò che fai mentre sei sdraiato può anche influenzare la colonna vertebrale. Dormire bene la notte è un ottimo modo per far riposare i muscoli tesi. Dormire in maniera errata potrebbe, invece, portare a un disagio ancora maggiore.

Se soffri di mal di schiena cronico un materasso rigido può fornire un sollievo significativo. Dormire sullo stomaco può aggravare eventuali problemi collegati al mal di schiena, prova a dormire su un fianco o sulla schiena. Molte persone riferiscono che mettere un cuscino tra le gambe mentre dormono su un fianco, o sotto le ginocchia mentre dormono sulla schiena, fornisce loro un ulteriore supporto.

Altre cause di una cattiva postura

Esistono numerose ragioni per cui la nostra postura soffre. Ecco alcuni problemi di cui potresti voler diventare più consapevole e correggere:

  • Utilizzo di dispositivi mobili. Spesso quando utilizziamo il cellulare guardiamo in basso, questo può causare una condizione nota come “sindrome di text neck”. Nei casi più gravi, questa condizione può provocare lo schiacciamento di un nervo o portare a un’insorgenza precoce di artrosi cervicale. Prova a fare pause frequenti dal tuo dispositivo mobile e, quando possibile, tienilo all’altezza degli occhi.
  • Sollevare oggetti in modo errato. Probabilmente già sai che il sollevamento improprio di un peso può portare a mal di schiena. Una cattiva meccanica del corpo durante il sollevamento può sottoporre a stress inutili i muscoli e i tessuti molli, causando problemi alla colonna vertebrale. In alcuni casi possono verificarsi anche condizioni come la sciatica o l’ernia del disco lombare. Se fai un lavoro che richiede sollevamenti di pesi, assicurati di farlo bene. Quando sollevi, cerca di tenere il petto in avanti, in modo che la schiena sia dritta. Piega i fianchi, non la parte bassa della schiena. Usa i fianchi per guidare il processo di sollevamento o cambiare direzione. Tieni l’oggetto che stai sollevando il più vicino possibile al corpo.
  • Stile di vita malsano. Il fumo e l’obesità possono diventare fattori che contribuiscono a condizioni come degenerazione del disco e l’osteoporosi. Adottando uno stile di vita sano (e smettendo di fumare o perdendo i chili in più), hai maggiori possibilità di prevenire alcuni problemi alla colonna vertebrale.
  • Stress. Lo stress può portare a muscoli tesi che influenzano la postura. Trova sbocchi positivi per ridurre lo stress nella tua vita e promuovere il rilassamento in tutto il corpo. Alcune persone trovano utili le routine quotidiane che includono la meditazione e lo yoga.
  • Esercizi sbilanciati. L’esercizio fisico è un ottimo modo per mantenere il corpo e la colonna vertebrale sani. Sfortunatamente alcune persone tendono ad allenare eccessivamente alcuni gruppi muscolari, trascurandone altri. Sviluppare un programma di allenamento equilibrato, con un fisioterapista, ti consentirà di esercitare efficacemente tutti i principali gruppi muscolari. Inoltre, puoi imparare esercizi di rafforzamento e allungamento.
  • Fattori congeniti. Una persona che ha una familiarità di scoliosi avrà, a sua volta, un maggior rischio di sviluppare scoliosi nel corso della vita; Traumi pregressi e cicatrici post chirurgiche. Entrambe queste situazioni possono provocare una tensione anomala delle fasce, che porterà, come conseguenza, a una cattiva postura.
  • Patologie metaboliche. Le patologie metaboliche compromettono la qualità di tutti i tessuti, compreso quello muscolare.
  • Disfunzioni dei recettori posturali. I principali recettori posturali del nostro corpo sono l’occhio, l’orecchio, l’articolazione temporo-mandibolare ed il piede. Le disfunzioni di questi recettori possono provocare, a loro volta, una postura scorretta.

 

Quando una postura scorretta causa mal di schiena

Quando si assume una postura scorretta possono svilupparsi diverse aree di stress all’interno del tessuto muscolare, delle articolazioni spinali e dei dischi. Una volta corretta la postura offensiva, questi stress possono essere alleviati.

Vediamo alcuni esempi:

  • Tenere la schiena curvata per un tempo prolungato, sia in piedi che seduti, può causare tensione e dolore ai muscoli della schiena, del core e dell’addome, riducendo l’afflusso di sangue e sviluppando lentamente rigidità e debolezza nel tronco e nella parte bassa della schiena;
  • La posizione seduta senza supporto determina una piccola flessione in avanti della colonna vertebrale. Nel tempo, questa flessione può caricare i dischi spinali inferiori, causando la comparsa di un’ernia;
  • Una tecnica di sollevamento errata può causare l’ernia del disco lombare, provocando dolore nella parte bassa della schiena e/o irradiando dolore alla gamba attraverso un nervo spinale vicino;
  • Lavorare al computer o leggere un libro in posizione sdraiata sulla pancia può causare un’eccessiva estensione (piegatura all’indietro) della parte bassa della schiena e dell’anca, alterando la dinamica della curva spinale inferiore.

 

Mal di schiena da postura rimedi

Il Fisioterapista ha un ruolo estremamente importante nel trattamento del mal di schiena dovuto ad una postura errata.

Effettuerà prima una valutazione individuale e poi un piano di trattamento specifico per ogni persona e per ogni piano clinico.

Il piano di trattamento del mal di schiena, normalmente, prevede l’integrazione di:

 

 

 Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/mal-di-schiena-e-postura-cause-ed-esercizi/ 

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Esercizio Terapeutico

Esercizio Terapeutico

Al giorno d’oggi si sente sempre più spesso nominare il concetto di “esercizio” anche in ambito sanitario riabilitativo tanto che “l’esercizio terapeutico” è considerato una parte fondamentale nel processo di cura.

 

Cosa è la MET?

La MET è l’acronimo inglese di Medical Exercise Therapy, ed è il concetto di esercizio terapeutico per i pazienti che nasce nelle scuole di Terapia Manuale intorno agli anni ’60.

Quest’idea nasce con l’obbiettivo di istruire i pazienti per percorsi di auto esercizio regolari, in modo che: possano recuperare / migliorare le proprie capacita fisiche, di equilibrio e propriocezione senza correre il rischio di farsi male, e possano automatizzare delle regole e degli schemi di movimento che prevengano eventuali affezioni al sistema muscolo scheletrico.

L’esercizio in ambito fisioterapico è usato in tutti gli ambiti. Da un punto di vista psicologico, contribuisce a rendere il paziente consapevole del suo ruolo nel percorso terapeutico. L’idea che la persona si cosciente di essere parte attiva nel ciclo di guarigione permette di portare a termine gli obbiettivi prefissati, velocizzare i tempi di recupero e rendere meno stressanti le terapie e gli esercizi.

La cosa migliore è recarsi in un centro di fisioterapia specializzato e procedere ad una valutazione , che alle volte è anche gratuita.

 

Quali sono le componenti fondamentali dell’esercizio terapeutico?

Ogni esercizio terapeutico è costituito di cinque fattori che possono avere maggiore o minore rilevanza a seconda dell’obbiettivo dell’esercizio:

  • Forza
  • Velocità
  • Resistenza
  • Coordinazione
  • Mobilità

Queste cinque skills consentono di migliorare le capacità motorie della persona, sarà compito del fisioterapista specializzato saper valutare quale delle cinque necessità maggiore focus, così da impostare il piano di esercizi terapeutici più adatto alle esigenze del paziente.

 

Perché fare esercizi?

Questa è una delle domande che ci pongono i pazienti quando gli diciamo che il primo rimedio contro il loro mal di schiena è fare un’attività fisica regolare.

Alcuni dati sulle patologie causate dalla mancanza di esercizio. Un importante articolo pubblicato dall’Università di Oxford nel 2015 sostiene che: “A disease brought on, at least in part, by insufficient movement and exercise. Hypokinesis has been identified as an independent risk factor for the origin and progression of several widespread chronic diseases, including coronary heart disease, diabetes, obesity, and lower back pain”.

Ciò significa la riduzione del movimento è stata identificata come vero e proprio fattore di rischio per molte patologie croniche diffuse, tra le quali abbiamo la malattia coronarica, il diabete, l’obesità e il dolore lombare.

 

Come costruire un esercizio terapeutico?

Per pianificare gli esercizi terapeutici specifici è necessario l’intervento di uno specialista, però nel frattempo riteniamo utile darti qualche semplice indicazione.

Suddivideremo la pianificazione degli esercizi in vari step in modo da essere più chiari:

  • Fissare l’obbiettivo: qual è lo scopo dell’esercizio? Recuperare una buona performance cardiorespiratoria? Recuperare la forza degli arti inferiori? Recuperare la funzionalità di una spalla operata?
  • Il calcolo del peso, dei tempi e delle resistenze: come sai a seconda del tipo di esercizio, essi vengono effettuati con delle resistenze e dei tempi specifici. Un esercizio che miri alla resistenza, ad esempio, avrà dei tempi più lunghi e dei pesi minori rispetto a un esercizio per l’ipertrofia.
  • Il riscaldamento: è una fase fondamentale per prevenire traumi da sforzo e per aumentare le performance durante gli esercizi. Il riscaldamento è sempre un’attività aerobica il cui scopo è di aumentare la mobilità e l’idratazione dei tessuti prima dell’esercizio.
  • Esecuzione degli esercizi: soprattutto nel primo periodo è importante essere seguiti da un professionista al fine di effettuare i movimenti in modo ergonomico e corretto.
  • Fine degli esercizi: solitamente si pratica un’attività defaticante prima di interrompere definitivamente l’attività.

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/terapie/esercizio-terapeutico/ 

 

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