Allenamento e Cellulite

Allenamento e Cellulite

Ancora oggi, purtroppo, le donne che si avvicinano all’allenamento in palestra con lo scopo di migliorare o eliminare la cellulite, scelgono un percorso fatto esclusivamente di allenamento mirato agli arti inferiori e sedute estenuanti di esercizio cardio.

Ma è davvero questa la strada giusta per risolvere il problema? Quanto servono realmente le ore infinite passate a correre, a saltare o a fare circuiti intensi senza una adeguata programmazione?

In precedenza abbiamo visto come, un corretto stile di vita dal punto di vista alimentare possa essere efficace per la cellulite. In questo contesto, che ruolo assume l’esercizio fisico?

L’allenamento, se svolto correttamente, può migliorare sia la ritenzione idrica che il malfunzionamento del microcircolo che sono due degli aspetti spesso associati a questa particolare condizione.

Un corpo correttamente idratato mantiene un equilibrio tra liquidi intracellulari, contenuti nelle cellule, e liquidi extracellulari, presenti negli spazi interstiziali tra una cellula e l’altra e nel plasma sanguigno. L’eccesso di adipe è il primo fattore che può alterare l’equilibrio tra fluidi intra ed extra cellulari inducendo uno stato infiammatorio, alterando la struttura e la funzione delle cellule e ostacolando meccanicamente i tessuti circostanti. Il ritorno venoso e linfatico non sono ottimali, i liquidi e le tossine non sono ben smaltiti e tendono a ristagnare negli spazi extracellulari.

Il microcircolo è l’insieme dei piccoli vasi ematici quali capillari, venule, arteriole e metarteriole che forniscono ossigeno, ormoni, sostanze nutritive ai tessuti, rimuovono le sostanze di scarto come le tossine e grazie ai capillari linfatici drenano i liquidi extracellulari. Fattori come la sedentarietà, problemi posturali, obesità, uso di calzature strette e tacchi, stile di vita scorretto, possono compromettere il suo funzionamento causando uno stato infiammatorio ed un ristagno di liquidi negli arti inferiori.

 

Da un lato, l’esercizio fisico può migliorare entrambe le condizioni, dall’altro può aggravarle, se fatto senza un preciso criterio.

 Non bisogna demonizzare l’allenamento con sovraccarichi: allenarsi contro delle resistenze, come i pesi, permette di “costruire” massa muscolare a discapito di quella grassa. Questo è fondamentale per ridurre la ritenzione idrica e la cellulite perché la cellula del muscolo richiama liquidi al suo interno sottraendoli agli spazi extracellulari. Importante sarà il volume di allenamento, dunque quante serie e ripetizioni svolgi, e l’intensità di allenamento, cioè quanti kg usi (intensità assoluta) o quanto carico percepisci (intensità percepita).

 Gli allenamenti metabolici con carichi medio-bassi non sono la strategia più immediata per veder ridurre ritenzione e cellulite perché causano uno stato infiammatorio momentaneo, ma sono un investimento a lungo termine in quanto portano alla creazione di nuovi capillari nel microcircolo e portano ad un aumento della densità dei mitocondri (organuli che stimolano la lipolisi e l’ossidazione dei grassi). È opportuno prediligere attività aerobiche a basso impatto che non generano microtraumi importanti dal contatto ripetuto del piede sul terreno, come accadrebbe invece con una corsa sostenuta.

 

In conclusione, quali sono gli esercizi per eliminare la cellulite? 

Non esistono esercizi esclusivi per la cellulite, ma solo una adeguata programmazione degli allenamenti. Dunque, lasciati alle spalle corsi come spinning, Zumba, non concentrare i tuoi allenamenti solo sull’arto inferiore e non eccedere con attività aerobica prolungata: prediligi pochi allenamenti ma buoni.

 Infine, c’è da dire che la sola attività in palestra, anche se svolta correttamente, non è l’unica strada per combattere la cellulite: percorsi indispensabili sono quello nutrizionale e quello fisioestetico. I tre interventi, tenendo conto dell’unicità della Donna, andranno ad agire cucendo un piano individualizzato in base alla condizione di partenza (come lo Stadio della cellulite e lo stile di vita).

Dott.ssa Francesca Vespasiano

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Cellulite: cominciamone a parlare seriamente!

Cellulite: cominciamone a parlare seriamente!

Arriva la Primavera, e con l’Estate alle porte la voglia di scoprirsi, di aria, di sole, di mare o di montagna, diventa un bisogno incalzante…

Quelle fossette su gambe e glutei, però, sono davvero antipatiche, e allora…giù con creme, rimedi presentati come veri e propri miracoli, diete drastiche last minute ed attività fisica come se non ci fosse un domani!

Ma serve tutto questo?

Cosa, in realtà, porta il corpo a modificare a livello estetico, ed in particolare il corpo femminile?

Ovvero, come nasce la CELLULITE?

E quali sono i veri rimedi?

 

Come possiamo osservare nel disegno sopra, in un tessuto sano si distinguono 2 strati di grasso (tessuto adiposo), quello profondo e quello superficiale (o sottocutaneo),  attraversato da bande di tessuto connettivo che mantengono intatta la struttura della pelle.

Quando c’è la cellulite queste bande si indeboliscono, e se oltre all’indebolimento del tessuto connettivo viene anche accumulato grasso, le colonnine di grasso spingono in superfice determinando la formazione di protrusioni, che per la presenza dei punti di ancoraggio danno il classico aspetto a buccia d’arancia o a materasso.

Ma perché succede tutto questo?

Quella che si verifica è una reazione a cascata che parte dalla produzione ormonale, in particolare estrogenica: la condizione necessaria per il suo instaurarsi, infatti, è proprio la presenza di estrogeni, ed è per questo che la cellulite è una prerogativa quasi esclusivamente femminile!

Azione degli estrogeni, accumulo di tessuto adiposo, alterazione del microcircolo per instaurata  fragilità capillare: si viene così a modificare e ridurre la funzione metabolica e la struttura del tessuto stesso, dando origine al processo degenerativo.

 Alla cellulite c’è una predisposizione differente (bassa, media, alta) in base ai morfotipi corporei, come possiamo osservare nel disegno riportato sotto. Non tutte le donne  sviluppano cellulite con la stessa probabilità, negli stessi punti, e con lo stesso livello di “degenerazione” tissutale.

 

La presenza della cellulite determina alcune modifiche caratteristiche della zona interessata, che riguardano calore, temperatura, aspetto e dolorabilità al tatto per la presenza di infiammazione.

Un tessuto senza cellulite, infatti, presenta un colore uniforme e senza chiazze, una temperatura omogenea e simile al resto del corpo, un aspetto liscio, ed una plicabilità senza dolorabilità.

Il cambiamento di questi parametri, ed il loro grado di degenerazione, determina la divisione della cellulite in vari stadi, come descritto nella scala di Nurnberger-Mulle.

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Ogni stadio va trattato in modo differente, e necessita sia di interventi specifici a livello nutrizionale e di integrazione, sia di un’attività fisica mirata, entrambi sicuramente strutturati da un professionista del settore.  La fisioestetica, poi,  ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, portando ad ottimi risultati in termini di rimodellamento corporeo.

Affronteremo più nel dettaglio questi eccezionali strumenti di cura e prevenzione di una delle patologie più diffuse e incresciose del mondo femminile.

Rimanete sintonizzati!

Dott.ssa Simona Piccoli – Biologa Nutrizionista

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Endometriosi : Fisioterapia e Nutrizione

Endometriosi : Fisioterapia e Nutrizione

L’endometriosi è una malattia infiammatoria cronica caratterizzata dalla presenza di endometrio, il tessuto che riveste la cavità uterina, al di fuori dell’utero.

 Il sintomo principale è il DOLORE PELVICO, presente nel 60% dei casi, che tipicamente si manifesta durante la mestruazione, l’ovulazione e/o durante i rapporti sessuali, o come dolore pelvico cronico.

Il coinvolgimento di vescica e intestino può provocare anche dolore alla minzione e all’ evacuazione, periodi di stitichezza alternati a diarrea, sensazione di gonfiore addominale, mancato svuotamento intestinale e sindrome da affaticamento cronico.

Nel 30-35 % dei casi  l’endometriosi causa infertilità e la presenza di dolore influenza notevolmente il rapporto sessuale, diminuendo il desiderio e la qualità di vita.

ENDOMETRIOSI E PAVIMENTO PELVICO

L’endometriosi è una malattia multifattoriale in cui si combinano fattori genetici, ormonali, infiammatori ed anatomici.

Il dolore pelvico causato dall’endometriosi predispone a tre conseguenze:

  • L’iperattivazione del mastocita, vero “direttore d’orchestra” del processo infiammatorio, produce e rilascia molecole dell’infiammazione e neurotrofine come il Nerve Growth Factor (NFG).
  • Proliferazione delle fibre del dolore.
  • Iperattività del pavimento pelvico.

Ciò predispone ad un vero e proprio “circolo vizioso” in cui, la presenza di dolore crea la contrazione difensiva dei muscoli del pavimento pelvico e la proliferazione delle fibre nervose del dolore, indotta dal NFG, con una progressiva amplificazione degli stimoli dolorosi (iperalgesia).

 Il dolore durante un normale rapporto sessuale e la secchezza vaginale, provocheranno perdita del desiderio e disturbi dell’orgasmo fino al progressivo evitamento del rapporto sessuale, con importanti conseguenze sulla qualità dell’intimità fisica ed emotiva.

Un pavimento pelvico iperattivo può indurre sintomi vescicali come urgenza minzionale,  cistiti ricorrenti e peso/dolore vescicale.

Come possiamo rompere questo circolo vizioso del dolore?

L’approccio terapeutico ad una malattia invalidante come l’endometriosi è multidisciplinare, all’approccio medico e/o chirurgico è importante associare una giusta alimentazione e la Riabilitazione del Pavimento Pelvico , tramite un professionista sanitario qualificato.

La Riabilitazione del Pavimento Pelvico ha come obiettivi:

  • Ripristinare un adeguato tono del muscolo elevatore dell’ano, attraverso la terapia manuale e tecniche di rilassamento.
  • Migliorare il reclutamento muscolare e la coordinazione addomino-pelvica.
  • Ridurre la sintomatologia dolorosa tramite l’adozione di strategie comportamentali
  • Migliorare la qualità di vita della donna.

 

ENDOMETRIOSI E ALIMENTAZIONE

L’endometriosi è una patologia infiammatoria cronica a dominanza estrogenica.

Le donne che soffrono di endometriosi hanno livelli di citochine ed istamina più elevati rispetto alla norma, e presentano nel liquido peritoneale una concentrazione di PGE2 (prostaglandine) più alta dei soggetti sani. Queste sostanze sono responsabili della persistenza dello stato infiammatorio, nonché causa di una maggiore produzione di estrogeni.

In molti casi, inoltre, l’endometriosi è in comorbilità con insulino-resistenza

Come può una dieta dare beneficio?

Molti studi attestano l’importanza, nonché l’efficacia, di un piano terapeutico alimentare che si prefigge i seguenti obiettivi:

  • Diminuire lo stato infiammatorio
  • Diminuire la dolorabilità
  • Compensare carenze nutrizionali
  • Limitare problematiche di colon irritabile
  • Diminuire l’incidenza di candidosi recidivanti

 

In che modo è possibile diminuire lo stato infiammatorio e la dolorabilità?

-scegliendo grassi buoni, che garantiscano un equilibrio ottimale omega3/omega6 ;

-prediligendo alimenti a basso contenuto di acido arachidonico, essendo quest’ultimo  precursore della PGE2;

-riducendo fortemente sostanze quali glutine e caseine

-eliminando sostanze eccitanti come caffè, tè ed alcol

-aumentando il consumo di vegetali e di sostanze naturali dalle note proprietà antinfiammatorie.

Particolare attenzione va riservata al trattamento del colon irritabile, limitando fortemente, nel periodo pre-ciclo, il consumo di alcuni alimenti ricchi di FODMAP  e lavorando sul transito intestinale.

Infine, essendo l’endometriosi una patologia a dominanza estrogenica, vanno fortemente ridotti i fitoestrogeni dalla dieta ed operate scelte opportune per controllare i livelli di insulina nel sangue.

Conclusioni

L’endometriosi è una malattia benigna ma insidiosa e progressiva che colpisce circa il 15% delle donne in età fertile.

Purtroppo ancora oggi assistiamo a ritardi diagnostici che si aggirano intorno ai 9 anni.

La mestruazione dolorosa che obbliga una ragazza a letto può essere il primo sintomo di endometriosi!

 

Dott.ssa Simona Piccoli – Biologa Nutrizionista

Dott.ssa Alessandra Scarano – Fisioterapista del Pavimento Pelvico

 

endometriosi-fisioterapia-nutrizione

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La fisioterapia dermatofunzionale

La fisioterapia dermatofunzionale

Le patologie estetiche comportano varie conseguenze tra cui: l’aumento dei disturbi debilitanti e fisiologici che non sono letali, ma indubbiamente influiscono sulla qualità della vita .

Si inserisce così il concetto di fisioterapia dermatofunzionale: una branca della fisioterapia dove il fisioterapista assiste i pazienti con patologie e disfunzioni del sistema tegumentario, che è l’organo più importante del nostro corpo, poiché lo ricopre interamente.

L’obiettivo è quello di favorire il ripristino e il miglioramento di deviazioni estetiche, che influenzano direttamente l’autostima della persona e, di conseguenza, la qualità della vita.

I campi di applicazione della fisioterapia dermatofunzionale possono essere:

  • intervenire nella riabilitazione post-operatoria degli interventi di chirurgia plastica;
  • operare per la riparazione dei tessuti e ripristino della attività funzionale del sistema tegumentario;
  • utilizzando elettromedicali, secondo principi fisici precisi, vengono riorganizzate le fibre collagene, elastiche e vengono impiegati con il fine di migliorare sia la funzionalità del tessuto tegumentario sia, allo stesso tempo, migliorare il tessuto cutaneo per aumentare l’autostima del paziente stesso.

Il ruolo della fisioterapia dermatofunzionale

Negli ultimi anni la chirurgia plastica ha fatto passi da gigante in Italia, con un netto miglioramento delle tecniche chirurgiche date dall’aumento della richiesta degli interventi. Attualmente, l’Italia sta capendo l’importanza del fisioterapista in questo ambito.

La figura del fisioterapista specializzato in fisioterapia dermatofunzionale risulta molto utile nella:

  • prevenzione delle complicanze chirurgiche;
  • preparazione del derma e del tono muscolare;
  • preparazione all’intervento chirurgico.

Di solito, per ottenere un eccellente intervento, si attua una pianificazione chirurgica con l’integrazione di un team multidisciplinare che vede collaborare insieme il chirurgo plastico, medico estetico, chirurgo vascolare, medico flebologo, medico oncologo e nutrizionista con il fisioterapista dermatofunzionale.

L’importanza del fisioterapista dermatofunzionale negli interventi post-chirurgia plastica

In seguito a vari interventi l’ausilio della fisioterapia dermatofunzionale  è utilizzata per la sua provata utilità.

Vediamo in quali casi:

Liposuzione

La valutazione dermatofunzionale, nel preoperatorio, è di fondamentale importanza. Vengono analizzati gli aspetti clinici e le condizioni del derma, con la presenza di flaccidità o ipotono muscolare. Durante un periodo di 40/30 giorni pre-intervento, il fisioterapista attua un protocollo riabilitativo utile ad un adattamento del tessuto cutaneo, attraverso manovre di:

  • drenaggio linfatico metodo Godoy;
  • valutazione della nutrizione del derma con test specifici;
  • valutazione miofasciale.

Nel caso di liposuzione dell’addome, deve essere preso in considerazione anche lo stato dei muscoli addominali, della regione sopra-addominale, trattandoli prima dell’intervento chirurgico, con ginnastica ipopressiva o con test di rinforzo specifici. Nel postoperatorio le complicanze variano in base al volume di tessuto prelevato.

Il fisioterapista dermato funzionale interviene nel periodo che va dalle 72 ore ai 15 giorni post intervento. Il lavoro fisioterapico è molto importante per la prevenzione di possibili fibrosi/retrazioni del tessuto.

Mastoplastica

Il lavoro del fisioterapista dermatofunzionale nel post-chirurgico per ottenere:

  • drenaggio linfatico del seno;
  • processi posturali dolorosi, con algia della regione cervicale e scapolo-omerale. il fisioterapista dovrà preparare un protocollo riabilitativo basato su tecniche di rieducazione posturale più indicate per ogni singolo caso;
  • monitorare la ferita chirurgica, con mobilizzazioni di eventuali cicatrici interferendo, indirettamente, col risultato estetico dell’operazione chirurgica;
  • alterazione della sensibilità della regione mammaria;
  • analizzare la funzionalità respiratoria della paziente con mobilizzazioni della gabbia toracica.

Cicatrice chirurgica

La cicatrice chirurgica è un altro aspetto da non sottovalutare per la buona riuscita dell’intervento chirurgico. Il compito del fisioterapista è solamente quello di valutare il lembo chirurgico e/o cicatrice, attraverso il controllo dell’edema, lo studio delle proprietà metaboliche ed elastiche del derma e mobilizzarla secondo le proprie conoscenze.

Rinoplastica

La terapia richiesta è successiva all’intervento, con l’obiettivo di controllare l’edema. Si interviene dal 5° al 7° giorno post-intervento, con manovre di drenaggio e scorrimento della regione peri-orbicolare.

Lifting del viso

Il lavoro fisioterapico nel preoperatorio è utile per mantenere, tramite manovre fasciali, il sistema muscolare aponeurotico e metabolismo cutaneo; nel post-operatorio si ha invece il controllo dell’edema e di eventuali cicatrici cheloidi.

Si conclude affermando che il ruolo del fisioterapista, in base alle tecniche chirurgiche di rimodellamento mammario con o senza protesi, obbedisce a criteri personali di ciascun chirurgo.

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo a cura

della Prof. Patricia Froes Mayer – SPECIALISTA in Fisioterapia Dermatofunzionale dell’Associazione Brasiliana di Fisioterapia Dermatofunzionale – ABRAFIDEF e COFFITO  

e della Dr.Ssa Laura Petrini Rossi Fisioterapista dermatofunzionale :

https://www.fisioterapiaitalia.com/blog/fisioterapia-dermatofunzionale/

 

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Riabilitazione del pavimento pelvico

Riabilitazione del pavimento pelvico

Prima di tutto ci teniamo a sfatare un mito: la riabilitazione del pavimento pelvico non riguarda solo le donne ma anche gli uomini. Tra le caratteristiche principali c’è infatti il trattamento, la prevenzione e la cura di condizioni di incontinenza sia essa fecale o urinaria che possono essere presenti sia nel sesso femminile che in quello maschile.

L’elemento che caratterizza questo aspetto della fisioterapia è sicuramento la presa di consapevolezza di questa parte del corpo, che è molto spesso sconosciuta. In effetti se ci rifletti bene la muscolatura pelvica non è visibile come quella del quadricipite, e non è possibile poter notare visivamente i progressi ottenuti durante un allenamento.

Tecniche e accessori utilizzati

Durante le sedute di Riabilitazione del pavimento pelvico si può ricorrere all’ utilizzo della terapia fisica strumentale quale biofeedback che consente al paziente di vedere il grado di contrazione e rilascio della sua muscolatura pelvica attraverso uno schermo e l’utilizzo di elettrodi nella cavità vaginale o anale. Si può utilizzare in caso di dolore anche una stimolazione elettrica antalgica o tecarterapia con specifici manipoli per l’utilizzo vaginale.

Durante il ciclo riabilitativo il fisioterapista utilizzerà anche accessori come i coni di kegel, per il rinforzo dei muscoli interni della vagina. Per gli esercizi propriocettivi come tavolette, palle di varie dimensioni, elastici che aiuteranno il paziente ad eseguire un allenamento più funzionale alle attività di vita quotidiana.

La riabilitazione pelvica oltre agli esercizi prevede specifiche tecniche di terapia manuale che vengono eseguite sia esternamente che internamente al pavimento pelvico.

Indicazioni per la riabilitazione del pavimento pelvico

Le condizioni dolorose e non, che vengono trattate con questo tipo di riabilitazione sono molte e qui di seguito elencheremo le più frequenti:

  • Incontinenza urinaria da sforzo, da urgenza o mista di cui parleremo nel dettaglio nel paragrafo successivo.
  • Incontinenza fecale.
  • Prolassi di vescica, utero, retto.
  • Dispareunia o dolore sessuale.
  • Disfunzioni sessuali.
  • Dolore pelvico cronico.

Esercizi per il pavimento pelvico

 L’allenamento della muscolatura perineale rappresenta un’ottima strategia per combattere e prevenire molti fastidiosi disturbi, tra cui l’incontinenza urinaria. L’indebolimento dei muscoli pelvici provoca una discesa del collo della vescica; questo, a sua volta, causa un cattivo funzionamento dello sfintere interno che non riesce a rimanere chiuso in maniera soddisfacente in caso di sforzo anche minimo.

 

Contraete e tirate in dentro i muscoli attorno all’ano e alla vagina contemporaneamente, come se volesse trattenere la pipì. sollevandoli VERSO L’ALTO all’interno. Dovreste avvertire una sensazione di “sollevamento” ogni volta che contraete i muscoli del pavimento pelvico. Cercate di trattenere saldamente tale contrazione contando fino a 8 prima di lasciar andare e rilassarvi. Dovreste provare una distinta sensazione di “abbandono”. Ripetete l’esercizio (contrazione e sollevamento) e rilassatevi.

 

È importante riposarvi per circa 8 secondi tra una contrazione e l’altra. Se non riuscite a trattenere la contrazione per 8 secondi, cercate di trattenerla il più a lungo possibile. Mentre eseguite gli esercizi:

 

✔️non trattenete il respiro;

 

✔️contraete e sollevate soltanto;

 

✔️NON contraete le natiche;

 

✔️mantenete rilassate le cosce.

 

Rinforzare i muscoli del perineo

Esercizio e durata:

  • Contrarre i muscoli del perineo per almeno 3-5 sec, per poi rilassarli per 6-10 sec. Il tempo di lavoro deve essere la metà del tempo di riposo, più volte al giorno.
  • Respirazione corretta: Espirare durante la contrazione e inspirare durante il rilasciamento.
  • Note all’esercizio: Per essere sicura di non coinvolgere i muscoli dell’addome e della coscia (affinché non lavorino per favorire l’emissione del flusso di urina) basta che appoggi una mano sull’addome e l’altra sulla parte interna della coscia durante l’esecuzione dell’esercizio.

 

 

Per saperne di più leggi l’articolo completo  :

https://www.fisioterapiaitalia.com/terapie/riabilitazione-pavimento-pelvico/

 

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